Gavorrano

Gavorrano e le sue miniere

Il comune di Gavorrano è situato vicino a Follonica e al litorale. Il suo vasto territorio offre una totale immersione in una zona scarsamente antropizzata, con ampie distese di macchia mediterranea, querceti e castagneti che costituiscono l’habitat ideale per cinghiali, caprioli, istrici, volpi, rapaci, piccoli animali.

Il territorio di Gavorrano offre un ampio panorama di siti d’interesse storico. L’area di  Castel di Pietra con la vicina necropoli di Santa Teresa, il villaggio etrusco del Lago dell’Accesa.

Importanti sono anche le vecchie miniere, oggi ormai dismesse, come quella sotto Gavorrano e quella di Ravi, inserite entrambe nel Parco Minerario Naturalistico di Gavorrano.

La campagna del comune offre scorci del tradizionale paesaggio rurale toscano, con oliveti, campi intercalati da siepi e filari di cipressi e vigneti con oltre 300 ettari di vigna coltivata ed in continua espansione, tanto da fare di Gavorrano uno dei maggiori produttori di vino del comprensorio. Di rilievo, per la sua struttura architettonica che si armonizza con il paesaggio maremmano, la cantina realizzata e progettata dall’architetto Renzo Piano uno dei maggiori architetti contemporanei.

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Un po’ di storia

Gavorrano viene citato per la prima volta nell’VIII secolo d.C. e poi a partire dall’XI ma solo nel 1040 come castello. Si tratta di un importante sito nel territorio, fin dalle prime attestazioni evidentemente in relazione con il grande asse viario dell’Aurelia romana che rimase in uso nel medioevo. Dalla proprietà di nobili lucchesi, il sito passò agli Aldobrandeschi e poi ai Pannocchieschi che nel 1320 lo cedettero a Massa Marittima i loro diritti sul castello di Gavorrano. Alcuni anni dopo, Siena conquistò Massa Marittima e Gavorrano. Nel 1379 la famiglia senese dei Malvolti acquistò i diritti sul castello e li mantenne fino al 1465.

Il borgo di Gavorrano era protetto da due circuiti murari, uno esterno, risalente al XIII e XIV secolo, e uno interno, forse più antico e ancora oggi ben identificabile. Nella parte a sud si possono notare due torri in filaretto con basamento a scarpa, le mensole di appartato a getto ormai scomparso e una porta in conci di arenaria.

A nord invece, le mura poggiano direttamente sullo strato roccioso. Da questo lato, è possibile notare la presenza di una loggia parzialmente tamponata e di due bastioni.

Il borgo di Gavorrano

Il palazzo comunale di Gavorrano si affaccia su piazza Bruno Buozzi. Le prime notizie attendibili sull’edificio provengono da una relazione redatta dal Gherardini nel 1676, il quale cita un Palazzo di Giustizia con annesso carcere e cisterna. Tale cisterna è ancora visibile nel catasto storico del XIX secolo. In questa cartografia l’edificio è definito come “municipio”. La facciata attuale è una sistemazione ottocentesca. Sotto il cornicione, le specchiature sono decorate con stucchi a bassorilievo raffiguranti leoni e chimere. Le finestre presentano cornici con timpano e balconi con ringhiera corredati da colonnine.
La prima menzione della chiesa di San Giuliano, precedentemente intitolata a San Gusmè, risale al 1529. La chiesa compare anche circa un secolo e mezzo dopo nella visita Gherardini.
Secondo alcune ipotesi l’edificio sacro potrebbe essere stato costruito sulle mura dell’antica rocca. Il basamento del campanile sembra andare in questa direzione, dal momento che il corpo inferiore presenta una muratura diversa dal resto della struttura.
L’ampliamento attuale è riferibile ad un arco cronologico collocabile tra XVII e XVIII secolo. La facciata, ristrutturata nel 1927, come riporta l’iscrizione sull’architrave del portale, è a capanna suddivisa da paraste con occhio centrale e piccoli archetti pensili decorativi, il tutto ricoperto da intonaco.
L’interno della chiesa, a tre navate, è intonacato con paraste, archi e tetto a vista con decorazione bicroma. Lateralmente sono presenti degli altari settecenteschi con decorazioni in stucco.
Accanto all’ingresso a sinistra, in una nicchia, in passato occupata dal fonte battesimale, è conservata la statuetta marmorea della Madonna con il Bambino: importante capolavoro di Giovanni d’Agostino, scultore senese e capomastro del Duomo di Siena nel 1336. L’opera è stilisticamente emblematica, in quanto rappresenta l’apice della “felice” sintesi fra costruzione plastica e modulazione lineare raggiunta dal maestro senese. Inoltre, va segnalata, esposta sulla parete di fondo, la piccola tela settecentesca raffigurante l’Annunciazione.

Testi a cura di Carlo Citter

Il Territorio di:

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