Gavorrano: Le Miniere

L’attività estrattiva in questa area è iniziata nel 1898: periodo in cui Francesco Alberti scoprì un grosso banco di pirite.
I primi lavori di coltivazione furono intrapresi da una società di Roma, che cedette poco dopo la proprietà all’ Unione Italiana Piriti, la quale venne acquisita a sua volta dalla Montecatini.

Nel 1909, fu avviato lo sfruttamento del giacimento individuato in località il Grottone presso Ravi.
Questo giacimento rimase autonomo fino al 1965, anno in cui subentrò la Montecatini.
A Ravi, l’intenso sfruttamento minerario ha portato ad un collasso di una parte della collina chiamata il Monticello.
Dal momento che le altre miniere non avevano impianti per lavorare il minerale, venne deciso di incentrare il processo di produzione a Gavorrano.
Il Pozzo Roma, scelto per adempiere a questo compito, diventò il fulcro dell’intero processo di trattamento della pirite.
Tale accentramento implicò la costruzione di reti teleferiche per il trasporto del minerale grezzo al Pozzo Roma e da qui, una volta trattato, a Scarlino scalo e al Puntone “Terrarossa”.

Dal 1969, le teleferiche vennero sostituite da nastri trasportatori che raccoglievano il materiale alla base del Pozzo Roma per portarlo poi in superficie per il trattamento.
Il “castello” di Pozzo Roma rappresenta l’icona del complesso minerario.
Alto 35 metri, costituisce la più elevata struttura di estrazione fra quelle presenti nelle colline metallifere.
La maggior parte degli impianti che permettevano l’ordinario funzionamento della miniera sono andati perduti. Rimangono ancora i macchinari della sala argano, della centrale diesel e della sala compressori.
Ben diverso è stato il destino riservato alla laveria.
L’impianto era costituito da bastioni a gradoni in opera cementizia.
I macchinari per il trattamento del minerale, protetti da una copertura in lamiera, erano alloggiati su questi blocchi di calcestruzzo.
Il complesso per la frantumazione del materiale di Gavorrano, databile al XX secolo, ha subito nel corso degli anni varie modifiche.
La struttura ha continuato a funzionare fino al 1951 quando entrò in funzione la nuova laveria di S. Giovanni.
Le miniere di Gavorrano ebbero comunque vita breve.
Le attività estrattive si fermarono definitivamente quando l’acido solforico, ottenuto fino a quel momento dalla pirite, iniziò ad essere ricavato come sottoprodotto della lavorazione del petrolio.
Il percorso di visita inizia dal centro accoglienza.
Il museo della miniera vero e proprio è stato ricavato dalla galleria un tempo adibita allo stoccaggio per gli esplosivi.
L’intento era ricreare il viaggio che i minatori dovevano compiere ogni giorno andare ad estrarre la pirite.
L’allestimento museale è stato pensato per far ripercorrere, da un lato la storia delle miniere, dall’altro le condizione di vita degli operai che qui vi lavoravano.

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